È da poco terminato il Convegno Mondiale dei Consacrati Vita Consacrata in Comunione, a cui hanno partecipato oltre quattromila consacrati, espressione delle diverse forme di Vita Consacrata: Ordo Virginum, Vita monastica claustrale, Istituti Religiosi di vita apostolica, Istituti Secolari, le ‘nuove forme’ di vita consacrata.
L’incontro di consacrati provenienti da culture, realtà sociali, carismi diversi è stato un evento carico di bellezza e di significato, un’occasione che ha offerto l’opportunità di comprendere la vita religiosa così come sta emergendo nel nostro tempo. Si sono alternati relazioni, veglie di preghiera, tempi di approfondimento dello specifico di ciascuna forma, con uno sguardo profetico verso il futuro.
Il Convegno è iniziato con la grande Veglia nella Basilica di San Pietro il 28 gennaio; il 29 gennaio, in Assemblea plenaria nell’Aula Paolo VI, 4 relazioni hanno posto l’attenzione sui fondamenti comuni per riscoprire l’unica chiamata nella diversità delle forme di Vita Consacrata.
Sabato 30 e domenica 31 gennaio il Convegno è proseguito con percorsi diversificati per le diverse forme di Vita Consacrata per approfondire alcuni aspetti specifici della propria vocazione
Gli Istituti Religiosi di Vita Apostolica si sono confrontati su alcuni importanti temi:
l’annuncio dell’Evangelii gaudium nel modo della misericordia, come missione inter-istituti
Istituti Religiosi di Vita Apostolica nell’esigenza interculturale
il problema della formazione continua
Istituti Religiosi di Vita Apostolica e le nuove forme di Vita Consacrata
Istituti Religiosi di Vita Apostolica: luogo di Vangelo in comunione con la famiglia e le altre vocazioni nella Chiesa
Istituti Religiosi di Vita apostolica nel pluralismo religioso.
Il lunedì mattina, dopo le relazioni conclusive, frutto dei lavori dei due giorni precedenti, c’è stata l’udienza con il Santo Padre.
Il Convegno si è concluso il 2 febbraio con due importanti appuntamenti:
il pellegrinaggio giubilare nella mattina di martedì 2 febbraio per iniziare insieme il cammino nel grande Giubileo della Misericordia che consegna a tutti i consacrati il mandato specifico della loro vocazione: essere volto della misericordia del Padre, testimoni e costruttori di una fraternità autenticamente vissuta.
la celebrazione della Santa Messa, presieduta da papa Francesco, nella Basilica di San Pietro nel pomeriggio.
Insieme a frequenti richiami all’Evangelii Gaudium e Laudato sii, sono state anche riaffermate alcune idee:
il consacrato è chiamato a configurarsi a Cristo, ad avere gli stessi sentimenti di Cristo (Fil 2) … è un cammino che dura tutta la vita!
intercongregazionalità, come amore reciproco che genera; sono da creare cammini fatti di:
riconoscersi nella verità di una comunione che è sempre dinamica
operatività concreta
reciprocità: la mia identità non è da ‘difendere’, ma da offrire
fiducia reciproca, trasparenza nei problemi, sostegno spirituale e materiale reciproco
lo stile della vita fraterna: le comunità sono chiamate a costituirsi in spazi di relazione caratterizzate dal calore umano
‘uscire’: la missione è il modo di essere della Chiesa e della Vita Consacrata
stile sinodale, così come delineato anche nel Convegno di Firenze.
Concludo questa breve relazione con alcuni passaggi dei discorsi del Santo Padre fatti sia nel corso dell’udienza che durante la celebrazione della S. Messa (invitando a rileggerli per intero e farne oggetto di riflessione personale e comunitaria)
La vocazione non prende le mosse da un nostro progetto pensato ‘a tavolino’, ma da una grazia del Signore che ci raggiunge, attraverso un incontro che cambia la vita, che non ti permette di rimanere uguale a prima.
Chi vive questo incontro diventa testimone e promotore della “cultura dell’incontro”, evitando l’autoreferenzialità che ci fa rimanere chiusi in noi stessi.»
Cultura dell’incontro che è fatta di profezia, prossimità e speranza
Profezia: è un dono che si deve chiedere allo Spirito Santo: che io sappia dire quella parola, in quel momento giusto, che io faccia quella cosa in quel momento giusto, che la mia vita sia una profezia per dire che c’è una strada di felicità, di grandezza, una strada che ti riempie di gioia, che è proprio la strada di Gesù; è un ‘qualcosa’ di più vero, di più bello, di più grande, di più buono al quale tutti siamo chiamati e a cui obbedire (ob-audire: un’obbedienza che deriva dall’ascolto) è un’obbedienza che è donazione del cuore nelle situazioni quotidiane a servizio delle fragilità umane
Prossimità: è importante non vivere per sé stessi, come Gesù non ha vissuto per Sé stesso, ma per il Padre e per noi. Dio, in Gesù, si è fatto vicino ad ogni uomo e ogni donna: ha condiviso la gioia degli sposi a Cana di Galilea e l’angoscia della vedova di Nain; è entrato nella casa di Giairo toccata dalla morte, si è caricato delle malattie e delle sofferenze.
Speranza: ciò che più conta è la capacità di ripetere il “sì” iniziale alla chiamata di Gesù che continua a farsi sentire, in maniera sempre nuova, in ogni stagione della vita. La sua chiamata e la nostra risposta mantengono viva la nostra speranza.