Un «servo senza pretese» che con la sua vita ha sempre testimoniato l’amore verso il prossimo, nel quale vedeva un fratello, e che desiderava nel profondo vivere la carità e l’umiltà. Questo era monsignor Natalino Zagotto per il vicario di Roma, l’arcivescovo Angelo De Donatis che sabato 9 settembre ha celebrato, in una gremita basilica di San Giovanni in Laterano, i funerali del prelato morto a 81 anni l’8 settembre, giorno in cui la Chiesa fa memoria della Natività della Vergine Maria, in seguito a una emorragia celebrale dovuta a una caduta. «Mi ha colpito tanto questa concomitanza», ha detto il vicario che aveva parlato telefonicamente con don Natalino il 1° settembre per augurargli buon compleanno. «La festa della Madonna è stata la data preparata per il suo esodo. Maria lo ha accolto» ha aggiunto.
Don Natalino è stato un sacerdote amato e stimato da quanti lo avevano conosciuto, tra i quali il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, legato al sacerdote da lunga amicizia, che sabato mattina gli ha reso omaggio alla camera ardente allestita all’ospedale San Giovanni. La Messa è stata preceduta da un momento di preghiera guidato da monsignor Giacomo Ceretto, fabbriciere della basilica Papale, che ha ricordato «l’amico amatissimo». Tantissimi i laici presenti, tra i quali numerosi giovani che hanno voluto far sentire il proprio affetto al fratello, alla sorella e ai familiari del sacerdote. Per loro monsignor Zagotto si era tanto prodigato quando era alla guida della pastorale giovanile e di quella universitaria, uno dei tanti incarichi ricoperti in 56 anni di sacerdozio. Presenti anche numerosi cavalieri e dame della sezione romana dell’Ordine del Santo Sepolcro, del quale monsignor Zagotto era priore.
La carità e l’umiltà hanno tanto contraddistinto la vita del sacerdote veronese che sono state appositamente scelte come letture della Messa l’Inno alla carità contenuto nella lettera di san Paolo ai Corinzi e il brano del Vangelo di Giovanni in cui si ricorda la lavanda dei piedi, compiuta da Gesù durante l’Ultima cena. Tra i concelebranti, oltre al vicegerente Filippo Iannone e ai vescovi ausiliari di Roma, i vescovi Romano Rossi (Civita Castellana), Paolo Gillet (emerito di Albano), Gianfranco Girotti (Meta). Sull’altare anche monsignor Luca Brandolini, canonico della basilica di San Giovanni in Laterano, Giorgio Corbellini, presidente della Commissione disciplinare della curia romana, Giuseppe Sciacca, vescovo titolare di Fondi, insieme a un centinaio di sacerdoti.
Un sacerdote che «ha fatto del bene» a chi gli stava accanto. Così il vicario ha ricordato don Natalino nella sua omelia. «In questo momento di sofferenza per un amico che non è più con noi visibilmente – ha aggiunto – possiamo unirci alla carità fedele del Signore perché a questa carità don Natalino si è unito in tutta la sua vita, in tutto il suo percorso di sacerdote. Se guardiamo alle nostre giornate, fissiamo la nostra attenzione sugli aspetti di vita di relazione che denotano poca carità, a volte siamo più portati a lamentarci. Solo la carità rende feconda la nostra vita per noi e per tutta la Chiesa». L’arcivescovo ha ricordato che il desiderio che ha animato le giornate di don Natalino era quello «di vivere in pieno la carità che Dio ci ha donato. Potremmo mettere sulle labbra di questo nostro fratello le parole di San Paolo che oggi diventano un testamento per tutti noi – ha proseguito -, una consegna: non siate debitori di nulla se non dell’amore e della carità». Quindi ha concluso recitando la preghiera dedicata alla Vergine Maria scritta da don Tonino Bello.
Dando lettura dei messaggi inviati dai cardinali Camillo Ruini e Agostino Vallini, il vicario ha ricordato anche il cardinale Ugo Poletti morto nel 1997 al quale don Zagotto era molto legato. Tra gli organizzatori delle prime Giornate mondiali della gioventù, don Natalino ha esercitato per 22 anni l’ufficio di vicario episcopale per la vita consacrata ed era ancora assistente diocesano dell’Usmi. Da alcuni anni era anche segretario aggiunto della Conferenza episcopale laziale.